Durante la manifestazione di questa mattina, promossa dalla Coldiretti per protestare contro l’assenza di risorse per l’olivicoltura nella Legge di Stabilità, una delegazione è stata ricevuta dal ministro delle Politiche agricole e forestali Gian Marco Centinaio. Nel corso dell’incontro è stata presentata una piattaforma “Salva-olio” contenente una serie di proposte per il rilancio del settore, dalla realizzazione di un Piano olivicolo nazionale 2.0 alle risorse per il Fondo di solidarietà nazionale, dagli interventi per l’emergenza Xylella alla difesa del panel test, passando per la riforma dei reati alimentari, l’obbligo della registrazione telematica degli oli commercializzati, trasparenza sulle etichette e maggiori controlli sulle importazioni.

E’ stato un incontro positivo e assolutamente necessario per rilanciare un asset strategico del settore agroalimentare – ha spiegato David Granieri presidente Unaprol - Consorzio olivicolo italiano e OP LATIUM, presente all’incontro – Il ministro Centinaio è stato disponibile e si è assunto impegni specifici sul piano Salva-olio, ora aspettiamo i fatti concreti e le risorse per i danni provocati dalle gelate e per la Xylella. Per ottenere risultati rapidi è necessario che ci siano anche prese di posizione decise a Bruxelles e la fattiva collaborazione delle Regioni. Ad esempio, non è possibile che finanziamenti europei per il PSR non vengano sfruttati, come accaduto in Puglia. Chiedere soldi e poi non spenderli significa perdere credibilità”.

IL PIANO SALVAOLIO DELLA COLDIRETTI
1. Avviare un nuovo PIANO OLIVICOLO NAZIONALE (“Piano 2.0”) per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, per modernizzare gli impianti olivicoli, puntando – dice la Coldiretti – sulle cultivar nazionali che rappresentano il nostro patrimonio di biodiversità; favorendo lo sviluppo e la sottoscrizione di contratti di filiera

2. Garantire adeguate risorse al FONDO DI SOLIDARIETÀ NAZIONALE per far fronte alle pesanti calamità che hanno colpito importanti aree del Paese, come la Puglia, con il dimezzamento della produzione nazionale di olio di oliva che ha messo in ginocchio il settore.

3. Esprimere solidarietà all’olivicoltura salentina compromessa dalla XYLELLA, sostenendola con azioni concrete a partire – sostiene la Coldiretti – dall’immediata attuazione del Decreto sullo stato di emergenza al fine di consentire i reimpianti, gli innesti e la programmazione delle attività dei frantoi e degli olivicoltori.

4. Dare maggiore trasparenza all’attribuzione dei finanziamenti dell’attuale OCM, in modo che i fondi vadano alle vere imprese olivicole e difendere l’extravergine italiano nell’ambito dei NEGOZIATI INTERNAZIONALI dove – evidenzia la Coldiretti – l’agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi.

5. Stringere le maglie ancora larghe della legislazione con l’approvazione delle proposte di RIFORMA DEI REATI ALIMENTARI presentate dall’apposita Commissione presieduta da Giancarlo Caselli.

6. Pretendere l’obbligo della REGISTRAZIONE TELEMATICA degli oli commercializzati in tutti gli Stati membri, così come già istituito in Italia attraverso il SIAN.

7. Difendere il PANEL TEST, strumento necessario per la classificazione e la valutazione delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini al fine – sostiene la Coldiretti – di tutelare i produttori di oli di qualità ed i consumatori.

8. Promuovere una maggiore trasparenza dell’INDICAZIONE OBBLIGATORIA DELL’ORIGINE IN ETICHETTA, per l’olio extravergine di oliva (con etichette leggibili per i consumatori e prevedendo l’obbligo dell’indicazione dei Paesi di provenienza degli oli che compongono le “miscele”) e per le olive da tavola che ad oggi – evidenzia la Coldiretti – non hanno alcuna indicazione obbligatoria in etichetta relativamente al Paese di coltivazione delle olive.

9. Promuovere la CONOSCENZA e la CULTURA DELL’OLIO EVO di qualità tra i consumatori al fine di aiutarli a scegliere con maggiore consapevolezza.

10. Eliminare il SEGRETO DI STATO sui flussi di importazione, anche per verificare – conclude la Coldiretti – gli arrivi di prodotti da Paesi che non rispettano norme analoghe a quelle italiane rispetto all’uso di sostanze chimiche o alla tutela dei lavoratori.

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